venerdì 19 ottobre 2012

La quinoa: senza glutine da 5000 anni


Alle pendici delle Ande nasce una pianta particolare che, per l’aspetto dei suoi semi e per le sue caratteristiche culinarie, è definita uno pseudo-cereale anche se in realtà appartiene alla stessa famiglia degli spinaci. E’ la quinoa: leggerissima, digeribile e molto nutriente.
La quinoa arricchiva la dieta delle civiltà pre-colombiane già 5000 anni fa. Gli Incas amavano così tanto questa pianta che la definivano la “madre di tutti i semi” e le rendevano onore con una cerimonia dedicata alla sua semina a cui prendeva parte persino l’imperatore in persona.
E’ vero che per il suo aspetto e per il suo contenuto di amido, la quinoa può essere confusa con un cereale vero e proprio, ma per altri fattori esprime tutta la sua unicità. Innanzitutto non contiene glutine e quindi indicata per i celiaci. Grazie alle proteine di qualità, agli amminoacidi essenziali, ai flavonoidi e al magnesio, al ferro, allo zinco la quinoa può essere considerata amica della nostra giovinezza. Ha proprietà antiossidanti, è protettiva del sistema cardiocircolatorio, aiuta la crescita delle cellule cerebrali e agisce sulla corretta fissazione del calcio nelle ossa.
Prima di impiegare la quinoa in cucina è bene lavarla bene sotto l’acqua corrente per eliminare la saponina, una sostanza molto amara che altererebbe il sapore. Fatto ciò va lasciata in ammollo per alcune ore, per poi essere impiegata in molte pietanze. Come il riso ed altri cereali può essere ridotta in farina per preparare del pane o della polenta.

martedì 16 ottobre 2012

16 ottobre: giornata mondiale dell'alimentazione


Dal 1981 ogni anno il 16 ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione.
Ogni anno siamo invitati a riflettere sul problema “fame e malnutrizione” nel Mondo e a cercare tutti insieme una soluzione visto che nel Mondo c’è abbastanza cibo per tutti. Le calorie in eccesso assunte dagli Italiani sarebbero più che sufficienti a eliminare, per esempio, la fame in Etiopia.
La causa principale è la povertà endemica, seguono le guerre, i disastri naturali (terremoti, inondazioni, siccità) e infine le crisi economiche e finanziarie.
Il 15% della popolazione dei paesi in via di sviluppo soffre la fame, circa 870 milioni di persone, ma il problema è presente anche nei paesi sviluppati (16 milioni di persone).
I dati contenuti nel rapporto “The State of Food Insecurity in the World 2012” sono stati pubblicati dalla Fao, dall’Ifad (Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo) e dal Pam (programma alimentare mondiale) e raccontano quanto in un mondo con opportunità tecniche ed economiche sia inaccettabile che più di 100 milioni di bambini sotto i cinque anni siano sottopeso e quindi non in grado di realizzare il loro pieno potenziale umano: un bambino affamato produrrà dal 5 al 10% in meno di un suo coetaneo ben nutrito.
Numerosi sono gli appelli alla comunità internazionale a compiere sforzi per aiutare i più poveri a realizzare il loro diritto umano fondamentale, una alimentazione adeguata.
Molto si è fatto negli ultimi venti anni: la denutrizione è diminuita di quasi il 30% in Asia e nel Pacifico nonostante la crescita della popolazione.
In America Latina e nei Caraibi i malnutriti sono passati dal 14,6% all’8,3%.
Purtroppo l’Africa resta l’unica regione dell’area in via di sviluppo in cui la fame è in aumento: da 175 a 239 milioni con 20 milioni in più negli ultimi quattro anni.
È sorprendente scoprire che il numero di affamati è in aumento anche nelle regioni in via di sviluppo.
La relazione sottolinea che la crescita globale non è sufficiente per ridurre la fame.
Nei paesi poveri la crescita agricola è efficace quando la maggior parte dei poveri dipende dall’agricoltura e dalle attività connesse.
Inoltre, ridurre la fame è qualcosa di più di un semplice aumento di cibo. È necessario aumentare la qualità del cibo in termini di varietà, contenuto di nutrienti e sicurezza.
E non esiste solo la fame. Esiste anche la “fame nascosta” ossia carenza di micronutrienti necessari per la crescita e per un buono stato di salute.
Il Mondo è di fronte a un doppio carico di malnutrizione: la denutrizione cronica e la malnutrizione di micronutrienti. Tutto ciò mentre l’obesità, il sovrappeso e le relative malattie colpiscono più di 1,4 miliardi di persone in tutto il mondo.

giovedì 11 ottobre 2012

I funghi: buoni o cattivi?


Arriva l'autunno, e con lui tanti diversi tipi di alimenti tipici della stagione: i fughi. Nel nostro Paese è possibile trovare moltissimi tipi di funghi di qualità. Il loro apporto calorico è piuttosto limitato, tanto è vero che essi vengono consumati più per condire e dare gusto ai piatti che per saziarsi.
I funghi sono composti per lo più da acqua (92%) e, in percentuali piuttosto variabili da altri nutrienti quali proteine, grassi (pochi), vitamine e sali minerali. Essendo conosciute moltissime specie di fungo non è possibile fornire una caratterizzazione nutrizionale uniforme. Si pensi ad esempio che una specie di fungo, la Fistulina hepatica, contiene una quantità di vitamina C di molto superiore anche a quella presente negli agrumi. Tuttavia questo fungo è scarsamente reperibile, ed inoltre il suo sapore acidulo non è gradito da tutti. Inoltre sono una fonte molto importante di potassio (utile per il ritmo cardiaco), di fosforo (importante per la formazione delle ossa), rame e selenio (antiossidanti).

Alcuni funghi commestibili hanno proprietà terapeutiche. I funghi shitake, per esempio, contengono germanio, un elemento che rafforza il sistema immunitario, e lentinano, un polisaccaride scoperto nell’Università del Michigan (USA), dalle proprietà antivirali. Secondo alcune ricerche giapponesi e cinesi, il lentinano è in grado di contrastare la leucemia e il cancro al seno, sembra infatti che induca l’organismo a produrre più interferone, un agente di difesa contro i virus e i tumori. Questi funghi sono stati sperimentati con successo anche contro il colesterolo. I funghi neri o moer hanno invece proprietà anticoagulanti, come dimostrato da un ricercatore dell’Università del Minnesota (USA), e sono quindi particolarmente indicati nella prevenzione di ictus e infarto.

L’aspetto negativo dei funghi è certamente la loro scarsa digeribilità (specialmente se crudi). Essi sono in grado di scatenare reazioni allergiche in molte persone. Si sa inoltre che alcuni sono addirittura velenosi per l’organismo umano. Si consiglia pertanto di consumare moderatamente questo alimento (non superare i 200g a porzione). Questa raccomandazione va tenuta in considerazione soprattutto dai bambini e dalle persone anziane, non chè da persone che evidenziano problematiche epatiche. Infatti i funghi esercitano la loro azione tossica specialmente sul fegato.

lunedì 1 ottobre 2012

I segreti dell'imperatore: il tè bianco


Il tè bianco è un tipo di tè non fermentato, ricavato dalle gemme o dalle prime foglie della pianta Camellia Sinensis. Originario della Cina, la sua particolarità consiste nell’essere raccolto soltanto all’alba durante un paio di giorni primaverili e quando i germogli sono ancora chiusi. Così pregiata che esistevano giardini segreti ad uso esclusivo dell'imperatore: fanciulle guantate tagliavano con forbici d'oro solo il germoglio e a volte la prima fogliolina, per poi farle essiccare in vassoi d'oro. 
 Tutte queste accortezze nella raccolta, sono dovute al fatto che il tè bianco si caratterizza  per l’essere  poco alterato e il più naturale possibile, e ciò fa sì che questa bevanda sia estremamente ricca di antiossidanti, flavonoidi e polifenoli.
Il tè bianco contiene importanti quantità di vitamine, soprattutto quelle del gruppo A e del gruppo E, molto indicate per contrastare l’azione dei radicali liberi e per ridurre il colesterolo. Inoltre, il tè bianco contiene meno caffeina rispetto ad altri tipi di tè.
Il suo gusto sottile richiede un palato “esercitato”, altrimenti si rischia di restare davvero delusi.
Alcuni esperti, inoltre, sostengono che il tè bianco sia più benefico di quello verde, nonostante quest’ultimo venga spesso decantato come panacea di tutti i mali.
 Questa convinzione si deve ad uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università Kingston di Londra e della Neal’s Yard Remedies, pubblicato sulla rivista “Complementary and Alternative Medicine”, secondo il quale il tè bianco sarebbe in grado di ridurre il rischio di contrarre il cancro e di rallentare la comparsa delle rughe.
Gli studiosi hanno preso in esame gli estratti di 21 piante ed erbe benefiche per la salute, e il tè bianco è quello che si è rivelato più efficace, in quanto contiene un livello molto alto di antiossidanti che, oltre a ritardare l’invecchiamento, aiutano a ridurre il rischio di incorrere in malattie cardiache e tumori.
Infine, uno studio tedesco, pubblicato sulla rivista “Nutrition & Metabolism”, ha dimostrato come il tè bianco sia utile anche nella lotta all’obesità perché è in grado di frenare la crescita delle cellule adipose stimolando il metabolismo.